Consiste essenzialmente nell’eseguire un intervento chirurgico addominale senza aprire la pancia dell’ammalato (laparotomia). Nel mondo anglosassone viene definita “Keyhole Surgery” ovvero la chirurgia del “Buco della Serratura” , in quanto si praticano delle piccole incisioni sulla parete addominale e attraverso queste si posizionano degli speciali introduttori ( trocar) che permettono l’inserimento dell’ottica per vedere dentro e poi di tutti gli strumenti necessari per eseguire l’intervento chirurgico. Quindi abbiamo tante piccole serrature che ci permettono di entrare dentro la pancia senza aprire la porta principale.
Un po’ di storia
Come tutte le grandi rivoluzioni in campo medico l’inizio è sempre particolarmente osteggiato e criticato, soprattutto perché l’intuizione di poter praticare interventi chirurgici nella cavità peritoneale senza eseguire una incisione della parete addominale creava non poche perplessità circa i possibili rischi a cui i pazienti potevano essere esposti. La preoccupazione maggiore riguardava la gestione di eventuali complicanze. E’ storia della medicina che il ginecologo tedesco Kurt Semm nel 1981 eseguì la prima appendicectomia laparoscopica ma non solo la rivista “American Journal of Obstetrics and Gynecology” gli negò la pubblicazione dell’articolo ma addirittura il presidente della Società Chirurgica Tedesca fa sospendere Semm dalla pratica medico-chirurgica. Dobbiamo aspettare pochi anni e nel 1987 nasceva in campo chirurgico la “seconda rivoluzione francese” frase storica ed altisonante ideata da Philippe Mouret, chirurgo a Lione, che in quell’anno eseguì presso la Clinique de la Garde di Lione (Francia) la prima colecistectomia laparoscopica. Anche lui subisce critiche violente ma negli anni a seguire ha ricevuto numerosi premi per i suoi importanti contributi alla medicina moderna. Da quella “seconda rivoluzione francese” la storia della chirurgia non si è mai fermata ed attraverso il coraggio di grandi chirurghi ed il supporto della tecnologia oggi questa tecnica è diventata gold standard per il trattamento della maggioranze delle patologie non solo nell’ambito della chirurgia generale, ma anche ginecologico, urologico ecc.
Come si esegue una laparoscopia?
Per prima cosa è necessario introdurre nella cavità addominale un gas (CO2) in modo da creare uno spazio sufficiente per poter manovrare gli strumenti. (pneumoperitoneo). Solitamente il gas viene inserito attraverso un ago speciale detto Ago di Veeres collegato ad un erogatore che ne regola in maniera costante la sua immissione e ne controlla la pressione. Successivamente si pratica una prima piccola incisione di pochi centimetri dove si posiziona uno speciale introduttore nel quale si inserisce l’ottica collegata ad una telecamera che trasmette l’immagine su un monitor per permettere la visione all’equipe chirurgica .Oggi esistono monitor con la tecnologia 4 k o con visione tridimensionale che rendono il campo chirurgico estremamente definito ed amplificato. A questo punto sotto controllo visivo si possono inserire altri trocar per l’introduzione di tutti gli strumenti necessari per l’esecuzione dell’intervento. La possibilità di affrontare chirurgia maggiore con questa tecnica è strettamente legata anche all’utilizzo di speciali bisturi in grado di tagliare e coagulare al tempo stesso sia con ultrasuoni che radiofrequenza. Inoltre in commercio esistono suturartici molto affidabili che ci permettono con una certa semplicità di poter ricucire i tratti intestinali dopo le resezioni .Una volta un chirurgo veniva considerato tanto più bravo quanto più grande era la cicatrice chirurgica , il famoso detto: grande taglio grande chirurgo. Oggi per eseguire un intervento abbiamo bisogno di molta più tecnologia ma in questo modo si possono fare grandi interventi con piccoli tagli. Quali sono i vantaggi?? Possiamo distinguere quelli per il paziente e quelli per il chirurgo.
Il vantaggio principale è rappresentato da un’invasività chirurgica decisamente inferiore rispetto ad un classico intervento di chirurgia “aperta”. Evitare il trauma di aprire la parete addominale determina un sostanziale cambiamento nel decorso post-operatorio del paziente non solo per l’effetto cosmetico ma soprattutto perché questo induce Minore dolore post-operatorio; Minori problematiche respiratorie ; Minore incidenza di laparoceli (ernie che si formano attraverso la cicatrice chirurgica) ; Minore incidenza di sindrome aderenziale ; Possibilità di mobilizzazione immediata ; Minore degenza ospedaliera.
A questi vantaggi del paziente dobbiamo associare i vantaggi del chirurgo: Maggiore luce sul campo operatorio con magnificazione delle immagini e possibilità di seguire con estrema accuratezza i piani anatomici; Possibilità di utilizzare speciali coloranti (verde indocianina ) e di ottiche in grado di captare la lunghezza d’onda del colorante in questo modo si riesce a vedere quello che l’occhio umano non vede. In particolare questa metodica permette al chirurgo di fare una completa valutazione dei possibili linfonodi metastatici e quindi raggiungere una radicalità chirurgica ottimale in caso di tumore oppure anche di valutare lo stato di vascolarizzazione dei tratti di intestino su cui eseguire la sutura dopo resezione; Possibilità di riprendere sempre tutto l’atto chirurgico in modo da poter documentare l’atto chirurgico a fini didattici ma anche medico legali.
Quindi in conclusione quella frase un po’ altisonante pronunciata da Philippe Mouret che la chirurgia laparoscopica segnava in campo chirurgico l’era della seconda rivoluzione francese tutto sommato è stata una frase realistica.