Che cosa è? La RSCS è un esame che consente al medico di guardare all’interno del grosso intestino attraverso uno strumento detto colonscopio. E’ uno strumento flessibile di un diametro di circa 1 cm e una lunghezza di circa 1 metro e mezzo dotato di una telecamera alla sua estremità che trasmette le immagini su un monitor ad alta definizione permettendo così una notevole magnificazione della mucosa del colon .
La tecnologia moderna oggi permette un ulteriore grande vantaggio ovvero la possibilità di vedere anche con la tecnica NBI (Narrow Band Imaging) , che si basa sull’osservazione della mucosa gastrointestinale attraverso un’illuminazione con una particolare luce verde-blu, che è in grado di essere riflessa a una profondità di qualche decina di micron rispetto alla superficie della mucosa e di essere assorbita dall’emoglobina presente nei vasi sanguigni ivi presenti. Dato che la vascolarizzazione di una lesione risulta essere alterata rispetto a quella di una mucosa sana, l’immagine che ne deriva mette in evidenza la lesione , che quindi è più facilmente riconoscibile. Attraverso questa tecnica si è in grado di definire la struttura mucosale di una lesione ( es. polipo) e predire la sua trasformazione neoplastica.
Che dieta bisogna seguire i giorni prima dell’esame ?
La dieta prima della colonscopia assume un ruolo essenziale per garantire una corretta pulizia. Durante i 3 giorni che precedono l’esame, è necessario evitare gli alimenti ricchi di fibre, poiché il loro passaggio nell’intestino comporta un alto livello di scorie. Importante evitare tutta la frutta contenete semi ( es. uva, kiwi) . Bisogna inoltre evitare le bevande di colore rosso o viola e integratori alimentari contenenti ferro, i cui pigmenti andrebbero a colorare le pareti dell’intestino, così come bevande alcoliche, latte intero e cappuccino. Inoltre, non si può bere nemmeno caffè prima della colonscopia.
Come si pulisce il colon?
Si utilizzano preparazioni a base di macrogol , un lassativo osmotico che riesce ad espletare la sua azione lassativa richiamando e trattenendo acqua portando ad un aumento del volume del contenuto dell’intestino che, a sua volta, favorisce la peristalsi intestinale quindi l’evacuazione. Si tratta di un vero e proprio lavaggio intestinale che per poter essere efficace è necessario sia svolto in un arco di tempo ben specifico bevendo circa due bicchieri (250 ml) ogni 15-20 min . Un tempo queste preparazioni erano di circa 4 litri e comportavano spesso problematiche di nausea e fastidi addominali . Oggi sono in commercio preparazioni con due litri o anche un solo litro di prodotto lassativo a cui vanno aggiunti almeno due litri di liquidi chiari. Bisogna scrupolosamente eseguire la preparazione intestinale affinchè il colon sia perfettamente pulito in modo tale da permettere all’operatore una visione ottimale. È ormai dimostrato da numerosi studi come l’assunzione della preparazione in DOSI FRAZIONATE (cioè divisa fra la sera precedente l’esame e la mattina dell’esame stesso), sebbene richieda di alzarsi molto presto la mattina aumenta le probabilità di una buona pulizia intestinale. La necessità di fermarsi per evacuare durante il tragitto verso l’ospedale, seppur possibile, è molto rara (circa 3% dei pazienti). Esistono delle condizioni cliniche in cui è opportuno che la dose delle preparazioni sia aumentata : Stipsi cronica- Obesità- Patologie Neurologiche (ictus, Parkinson, lesioni spinali)- Terapia con farmaci che inducono stipsi (neurolettici, antipsicotici,). In questi casi è opportuno iniziare la preparazione con almeno 5 giorni di anticipo utilizzando formulazioni di macrogol a basso dosaggio.
Come si svolge? Lo strumento viene introdotto attraverso il canale anale e fatto proseguire possibilmente fino alla fine del grosso intestino. Le possibilità di successo dipendono ovviamente dalla esperienza dell’operatore ma anche dalle condizioni di pulizia, dalla conformazione del colon , dalla presenza di aderenze legate a precedenti interventi chirurgici.
E’ dolorosa? Una colonscopia di qualità deve avere come presupposto un rilassamento della muscolatura addominale in modo da poter ben distendere e vedere accuratamente la mucosa . questo si ottiene attraverso la somministrazione per via endovenosa di farmaci che riducono lo stato di coscienza ed aumentano la soglia del dolore. Tale sedazione rende poi inadatti alla guida di veicoli o a svolgere attività che richiedono particolare attenzione nel corso della giornata.
Si possono prendere infezioni? La disinfezione degli strumenti avviene attraverso una speciale lavatrice con un disinfettante ad alto potere che garantisce la completa sterilizzazione dello strumento .
Cosa fare dopo l’esame ? Il ripristino della regolarità intestinale dopo la colonscopia è subordinata al tempo di riempimento del tubo digerente; ovvero, finché l’intestino non è pieno, difficilmente le evacuazioni potranno essere regolari. Inoltre, bisognerebbe tenere a mente che, dopo una colonscopia, il colon è quasi privo di flora batterica intestinale e lavato del muco protettivo fisiologico.
I princìpi fondamentali per evitare sintomi intestinali sono: evitare alcolici e bevande/alimenti o integratori contenenti molecole nervine (caffeina, teina,ecc) per almeno 12-24 ore; evitare i cibi troppo grassi e le ricette che prevedono l’utilizzo di molti condimenti, compresi il sale e le spezie;
Prediligere una dieta a basso residuo insolubile, aumentando l’assunzione di fibre solubili. Queste hanno un’azione prebiotica, migliorano la consistenza delle feci e regolarizzano l’attività intestinale senza sollecitare eccessivamente la peristalsi; Si consigliano la cottura per lessatura, a pressione, a vapore, sottovuoto; Introdurre i cibi con gradualità, soprattutto quelli scarsamente tollerati; Aumentare la quantità di acqua e minerali nella dieta. I pazienti sottoposti a colonscopia risultano tendenzialmente disidratati a causa della dieta e delle soluzioni di preparazione alla visita (tendenzialmente osmotiche). In più, si consiglia di bere poco e spesso; Potrebbero essere molto utili integratori ad azione probiotica, prebiotica.
Perché è importante farla ? Il carcinoma del colon retto nel mondo è la terza neoplasia più frequente, e la seconda causa di morte tumorale. La stragrande maggioranza di queste neoplasie può essere evitata grazie ad una attenta prevenzione infatti, è ormai ben nota la sequenza polipo del colon e cancro del colon ovvero quasi sempre il tumore del colon nasce da una trasformazione neoplastica di un polipo. Grazie alla colonscopia è possibile interrompere questa sequenza e quindi l’atto endoscopico non è solo diagnostico ma anche terapeutico .
Esiste un criterio di valutazione circa l’abilità dei singoli servizi di endoscopia sulla rilevazione delle formazioni polipoidi del colon definito : Adenoma Detection Rate che indica la percentuale delle lesioni polipoidi riscontrate dal singolo operatore rispetto al numero totale di procedure eseguite. Questo indice si dovrebbe aggirare intorno al 20% nella popolazione soggetta alle colonscopie di screening .
Studi scientifici accreditati hanno confermato come per ogni aumento dell’1% dell’ADR corrisponda una diminuzione del 3% del rischio di cancro colorettale.
È importante, al fine di poter eseguire una polipectomia, sospendere prima dell’esame i farmaci che possono alterare la capacità di coagulazione del sangue (anticoagulanti, antiaggreganti come aspirina, o antiinfiammatori)
I programmi di screening si basano sul fatto che la trasformazione maligna dei polipi adenomatosi avviene in un periodo molto lungo (dai 7 ai 15 anni) È in questa finestra temporale che lo screening consente di fare una diagnosi precoce ed eliminare i polipi prima che abbiano acquisito caratteristiche pericolose.
Secondo uno studio statunitense i cui risultati sono stati pubblicati sul Journal of Medical Screening, i numeri degli screening non sempre sono perfettamente in linea con quelli di incidenza del tumore del colon-retto, ovvero con il numero di nuovi casi diagnosticati ogni anno. In particolare, gli autori della ricerca hanno osservato un aumento delle diagnosi di questo tumore nei pazienti più giovani (40-54 anni). Da notare che proprio l’incremento dei casi tra i giovani, registrato in diversi studi, aveva già indotto la American Cancer Society a raccomandare di iniziare lo screening all’età di 45 anni e non a 50.